Ragazzi innamorati dei chatbot, psicologi in allerta: i rischi dell’affettività virtuale

Amori impossibili

Gli esperti allertano sul pericolo dei legami tra giovani e boot-svoltacagliari.it

Franco Vallesi

Settembre 27, 2025

La psicologa Valentina Di Mattei spiega come l’intelligenza artificiale stia incidendo sulle relazioni dei più giovani: non va demonizzata, ma affrontata con strumenti seri.

L’arrivo dell’intelligenza artificiale nelle vite quotidiane non ha portato solo opportunità, ma anche nuove fragilità che toccano in pieno la sfera dell’affettività giovanile. Se fino a poco tempo fa le difficoltà emotive degli adolescenti venivano ricondotte agli strascichi del Covid e a un uso eccessivo del digitale, oggi il focus degli psicologi si è spostato su un fenomeno più complesso: il rapporto tra ragazzi e IA, in particolare con chatbot capaci di simulare relazioni e dialoghi intimi.

Al recente congresso americano di psicologia, la questione è stata affrontata da esperti di tutto il mondo. Tra loro Valentina Di Mattei, presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia e professore associato all’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, che ha messo in evidenza un punto chiave: i giovani non distinguono più tra reale e virtuale, perché per loro il web è parte integrante della vita.

Giovani e IA: tra illusione di relazione e rischio emotivo

Sempre più spesso emergono casi di adolescenti che si innamorano di chatbot, convincendosi che dietro una voce sintetica esista un’anima reale. Non esistono ancora protocolli definitivi per intervenire, ma alcune linee guida cominciano a delinearsi. Gli specialisti spiegano che la differenza principale tra adulti e ragazzi sta nella percezione del digitale: per gli adulti il virtuale resta un piano separato, per i giovani invece è vita reale. È attraverso social e chat che avvengono le prime esperienze, spesso vissute come autentiche ma che, al momento della delusione, possono generare forte disorientamento.

Psicologi
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Gli psicologi sottolineano che non bisogna demonizzare l’IA. Sarebbe come lottare contro i mulini a vento. Quello che serve è consapevolezza: spiegare ai ragazzi che l’intelligenza artificiale non prova emozioni, non ha un’anima e non può offrire risposte autentiche alle domande più intime. Le relazioni con chatbot rischiano di apparire più semplici perché non comportano conflitto, ma finiscono per essere illusorie e potenzialmente dannose.

Un tema delicato riguarda la salute mentale. Sono già emersi casi in cui giovani hanno seguito consigli di chatbot in modo acritico, arrivando a gesti estremi come tentativi di suicidio. Per questo motivo, ribadisce Di Mattei, la prevenzione è cruciale e va condotta con equilibrio, senza creare allarmismi ma garantendo ai ragazzi spazi di dialogo autentici.

Famiglie, scuola e psicologi: la sfida di una nuova educazione affettiva

Il nodo centrale è quello dell’educazione all’affettività digitale. Secondo Di Mattei, famiglia e scuola devono collaborare con approcci coerenti, evitando improvvisazioni. Ai genitori spetta il compito di accompagnare i figli a distinguere tra reale e virtuale, spiegando i limiti e i rischi ma senza chiusure aprioristiche.

Gli psicologi, dal canto loro, chiedono strumenti concreti. In Lombardia è stata approvata una legge che introduce lo psicologo di base, con uno stanziamento di 36 milioni di euro, ma il provvedimento non è ancora operativo. Un ritardo che pesa: i bisogni dei giovani sono immediati e non possono aspettare procedure burocratiche.

Di fronte all’aumento dei casi di affezione e dipendenza dall’IA, gli esperti insistono su una risposta sistemica: percorsi educativi chiari, supporto alle famiglie e reti di cura che coinvolgano genitori e figli insieme. È una sfida che richiede competenze specifiche e capacità di rete. Non basta stigmatizzare i comportamenti: occorre promuovere un pensiero critico nei ragazzi e insegnare loro che nessuna intelligenza artificiale può sostituire il calore umano o la complessità di una relazione vera.

La sfida dell’educazione affettiva nell’era dell’intelligenza artificiale è appena iniziata. I giovani non possono essere lasciati soli a sperimentare relazioni virtuali che, seppur affascinanti, non hanno sostanza. Per questo servono famiglie presenti, scuole preparate e psicologi con strumenti adeguati. Non si tratta di combattere l’IA, ma di imparare a governarla: solo così l’innovazione potrà diventare una risorsa invece che un rischio per il futuro emotivo di un’intera generazione.

Foto di Franco Vallesi