Flotilla per Gaza, abbordaggi e caos: il destino degli italiani è appeso a un filo (e cosa rischiano adesso)

Flotilla

Flotilla. Fonte foto www.wikipedia.org-svoltacagliari.it

Franco Vallesi

Ottobre 3, 2025

La Global Sumud Flotilla, missione internazionale per portare aiuti a Gaza, è stata intercettata nelle acque davanti all’enclave palestinese. Tra i fermati ci sono decine di italiani.

La notte tra il 30 settembre e il 1° ottobre si è trasformata in un momento di forte tensione nel Mediterraneo orientale. La Global Sumud Flotilla, un’iniziativa umanitaria internazionale composta da circa 40 barche provenienti da oltre 40 Paesi, è stata intercettata dalla marina israeliana mentre tentava di raggiungere la Striscia di Gaza. L’obiettivo era chiaro: rompere il blocco navale e consegnare circa 200 tonnellate di aiuti umanitari alla popolazione palestinese.

Poco dopo le 20 italiane, le navi israeliane hanno dato l’alt alle imbarcazioni che avevano appena oltrepassato la cosiddetta “zona rossa”, considerata off limits dalle autorità di Tel Aviv. Da quel momento sono scattate le operazioni di abbordaggio e controllo. Secondo le prime ricostruzioni, 20 barche sono state fermate, mentre almeno una sarebbe riuscita a proseguire la navigazione verso Gaza, monitorata dagli strumenti di rilevazione della stessa Flotilla.

Tra i fermati ci sono anche circa 30 attivisti italiani, che insieme a centinaia di volontari internazionali avevano preso parte alla missione.

Fermati gli attivisti italiani: le prossime mosse di Israele

Nella mattina del 2 ottobre, fonti israeliane hanno confermato che gli attivisti saranno trasferiti al porto di Ashdod, uno dei principali scali marittimi del Paese. Qui verranno avviate le procedure di identificazione e, come già accaduto in passato, scatteranno le “procedure di deportazione verso l’Europa”.

Questo significa che, a partire dal 3 ottobre, i partecipanti stranieri potrebbero essere rimpatriati nei rispettivi Paesi d’origine. Una prassi che Israele utilizza per scoraggiare nuove iniziative di rottura del blocco.

Spiaggia di Sidi Bou Saïd
Spiaggia di Sidi Bou Saïd. Fonte foto www.wikipedia.org-svoltacagliari.it

Gli italiani coinvolti appartengono a associazioni e collettivi che avevano aderito alla missione Global Sumud, definita dagli organizzatori come una delle più grandi mai promosse in sostegno a Gaza. La parola “Sumud”, che in arabo significa “resilienza”, è stata scelta proprio per sottolineare la volontà di resistere al blocco imposto da anni sull’enclave palestinese.

L’episodio ha riacceso il dibattito sulla legalità del blocco israeliano, da tempo contestato da organizzazioni umanitarie e istituzioni internazionali. Secondo Israele, il blocco è uno strumento di sicurezza necessario a impedire il traffico di armi verso Hamas e altri gruppi armati. Per gli attivisti, invece, si tratta di una violazione del diritto internazionale e di una forma di punizione collettiva inflitta alla popolazione civile.

La Flotilla e le reazioni internazionali

La missione della Flotilla per Gaza non è nuova. Già in passato diverse imbarcazioni avevano tentato di raggiungere l’enclave palestinese con carichi di aiuti, spesso fermate in acque internazionali dalla marina israeliana. Uno degli episodi più drammatici risale al 2010, con l’assalto alla nave turca Mavi Marmara, che provocò vittime e feriti e scatenò una crisi diplomatica su larga scala.

In questa nuova edizione, le barche trasportavano viveri, medicinali, materiale sanitario e generi di prima necessità destinati alle famiglie di Gaza. All’iniziativa avevano aderito esponenti della società civile, volontari e rappresentanti politici di vari Paesi, con l’intento di lanciare un messaggio simbolico contro l’isolamento della Striscia.

La notizia del fermo di decine di attivisti, tra cui gli italiani, ha già suscitato reazioni politiche. In Italia, parlamentari e associazioni per i diritti umani hanno chiesto chiarimenti al governo e al Ministero degli Esteri, sollecitando un intervento diplomatico per il rientro rapido dei connazionali.

Dal fronte israeliano, la linea resta ferma: nessuna nave potrà attraccare a Gaza senza autorizzazione. Per Tel Aviv, aprire una breccia al blocco costituirebbe un precedente pericoloso, che rischierebbe di moltiplicare iniziative analoghe.

Intanto, le immagini diffuse dai canali ufficiali della Flotilla mostrano i momenti concitati degli abbordaggi: luci notturne, avvisi via radio, militari saliti a bordo delle imbarcazioni. Documentazione che potrebbe alimentare nuovi appelli internazionali e riportare l’attenzione sulle condizioni umanitarie nella Striscia.

Foto di Franco Vallesi