In Toscana decine di esercenti denunciano raggiri legati ai dispositivi SumUp. Ecco come funziona la truffa, perché i sistemi sono sicuri ma le vittime continuano a cadere nella rete dei criminali digitali.
L’allarme è scattato in Toscana, precisamente nella zona di Massa Carrara, dove diversi commercianti hanno denunciato un’ondata di truffe legate ai dispositivi Pos di SumUp. Le segnalazioni hanno coinvolto direttamente Confconsumatori, l’associazione che dal 1976 tutela i diritti degli utenti e dei negozianti italiani, e che ha reso pubblica la vicenda.
Il caso ha destato forte preoccupazione non solo tra i commercianti colpiti, ma anche tra chi quotidianamente utilizza i sistemi di pagamento digitale. In un Paese dove i pagamenti elettronici hanno registrato un aumento costante, episodi di questo tipo rischiano di minare la fiducia nel settore.
Come funziona la truffa: il meccanismo dei finti operatori
Secondo le prime ricostruzioni, il modus operandi è sempre lo stesso. I truffatori contattano le aziende presentandosi come operatori dell’assistenza tecnica di SumUp. Il tono è professionale, le chiamate sembrano credibili e spesso vengono accompagnate da numeri di telefono che imitano quelli ufficiali.

Una volta instaurato un clima di fiducia, i criminali chiedono agli esercenti di fornire codici sensibili, inclusi i dati di accesso e l’Otp ricevuto via sms. È proprio attraverso questi dettagli che riescono ad accedere ai conti aziendali e a trasferire denaro in modo illecito.
Il meccanismo ricorda da vicino altre truffe ormai diffuse anche in Italia:
il phishing, tramite email o sms che imitano istituti bancari;
lo smishing, messaggi che contengono link a portali clonati;
il vishing, telefonate da finti call center per estorcere credenziali.
La variante che riguarda SumUp dimostra come i truffatori riescano a spostarsi rapidamente su nuovi canali, adattando lo schema al settore dei pagamenti digitali.
La posizione di SumUp e il nodo della sicurezza
SumUp, fintech londinese fondata nel 2012 e oggi attiva in oltre 30 Paesi, ha preso immediatamente posizione. L’azienda ha ribadito che i sistemi interni di sicurezza non presentano falle e che gli attacchi non derivano da problemi tecnologici, ma dal fatto che le vittime hanno condiviso volontariamente i propri codici.
Per questo, la società sottolinea che non esiste alcun numero verde ufficiale e che l’unico canale valido di assistenza è quello presente nell’app dedicata, accessibile previa autenticazione. Ogni altra comunicazione che arrivi tramite telefonate o sms deve essere considerata sospetta.
SumUp ha anche ricordato di monitorare costantemente le transazioni con sistemi avanzati di machine learning e intelligenza artificiale, già capaci in passato di bloccare centinaia di tentativi di frode. Nonostante ciò, il vero punto debole rimane il comportamento degli utenti.
Se un commerciante rivela le proprie credenziali a sconosciuti, nessun algoritmo può intervenire a bloccare l’operazione. È per questo che la società ha intensificato le campagne di formazione e informazione, mettendo in guardia gli esercenti su come riconoscere i tentativi di truffa.
Le conseguenze per i commercianti e il ruolo delle istituzioni
Gli episodi segnalati a Massa Carrara mettono in luce un problema più ampio: la fragilità del tessuto commerciale italiano di fronte alle nuove minacce digitali. Molti piccoli esercenti, non avendo un supporto tecnico costante, rischiano di cadere più facilmente nelle trappole costruite ad arte dai criminali.
Le conseguenze possono essere pesanti: oltre alla perdita economica diretta, ci sono i costi legali e le lunghe procedure necessarie per avviare indagini e cercare di recuperare i fondi sottratti. Non sempre, però, questi tentativi hanno successo.
Confconsumatori ha chiesto un intervento deciso delle autorità italiane, sottolineando che non si tratta di casi isolati ma di un fenomeno che rischia di estendersi ad altre regioni. Negli ultimi anni, infatti, sono aumentate le denunce per truffe telefoniche e digitali che sfruttano il nome di aziende reali per ingannare le vittime.
Secondo le associazioni dei consumatori, la soluzione passa da tre fronti: tecnologie più sofisticate, formazione degli esercenti e indagini tempestive da parte delle forze dell’ordine. Solo unendo questi fattori sarà possibile ridurre la vulnerabilità del sistema.
Una sfida che riguarda tutti: dall’esercente al cliente
Il caso toscano dimostra che la sicurezza dei pagamenti digitali non è solo una questione tecnologica, ma anche culturale. Oggi sempre più italiani pagano con carta di credito o bancomat anche per piccole spese quotidiane, affidandosi a dispositivi Pos diffusi in ogni esercizio commerciale.
Questo significa che una truffa ai danni di un esercente può avere ripercussioni indirette anche sui clienti, alimentando diffidenza e rallentando la diffusione di strumenti che in realtà rappresentano il futuro dei pagamenti.
Il rischio, se non si interviene, è che i casi di frode alimentino la percezione che i sistemi non siano sicuri. Ed è per questo che le aziende come SumUp devono continuare a rafforzare la comunicazione, fornendo agli utenti strumenti chiari per distinguere i canali ufficiali da quelli fraudolenti.
Conclusione: la nuova frontiera delle truffe digitali
Il fenomeno della truffa al Pos in Toscana non è un episodio isolato, ma il segnale di una nuova fase per la criminalità informatica. Dopo aver colpito banche, compagnie telefoniche e grandi aziende, ora i truffatori spostano l’attenzione sui sistemi di pagamento portatili, approfittando della loro diffusione capillare tra i commercianti.
La lezione che emerge è chiara: la tecnologia da sola non basta. Le botti di sicurezza di SumUp funzionano, ma crollano se l’utente, ingannato da una voce credibile al telefono, consegna codici riservati a chi non dovrebbe averli.
La risposta deve quindi essere collettiva. Le imprese devono investire in algoritmi di protezione, le associazioni devono continuare a segnalare i rischi e le autorità devono perseguire rapidamente i responsabili. Ma anche i commercianti devono fare la loro parte, imparando a riconoscere le truffe e a non cedere alla pressione di finti tecnici.
In un’Italia sempre più digitale, il futuro dei pagamenti passa dalla fiducia reciproca. Difenderla significa proteggere non solo i conti dei commercianti, ma l’intero sistema economico che ormai si regge sempre più sui pagamenti elettronici.